Giorno: 4 Agosto 2022

Consiglio direttivo del CNG

Si è svolto ieri il Consiglio Direttivo del CNG: un importante momento di confronto per pianificare gli importanti passi che il Consiglio Nazionale dei Giovani dovrà fare nei prossimi mesi.

 

Il CNG su Milano Finanza sul tema pensioni

CorriereUniv – Intervista a Maria Cristona Pisani: “Serve un Reddito di opportunità per i giovani”

 Secondo l’OCSE in Italia meno di tre giovani su 10 hanno fiducia nelle istituzioni. “Welfare studentesco, misure di lungo periodo che migliorino le opportunità lavorative, combattere disuguaglianza intergenerazionale”

I giovani sono spesso i grandi esclusi dalle campagne elettorali. Prima di tutto perché sono pochi in un Paese anziano come l’Italia, non hanno solitamente potere economico, come invece è avvenuto per la generazione dei loro genitori, quella degli anni ottanta-novanta, e sopratutto non sono organizzati e non fanno blocco comune come facevano, invece, i loro nonni. Eppure sono quelli che più di tutti stanno pagando e pagheranno le scelte dei governi di questa legislatura arrivata al capolinea. Sono la generazione Z e quelle successive che rischiano di pagare salato il conto che è stato già presentato a quella dei loro “fratelli maggiori”, i Millennials ormai ultratrentenni.

Nei giorni scorsi ha fatto molto “rumore” nel web e sui social l’hashtag #20e30, lanciato dalla pagina satirica Aqtr, per dare un volto all’insofferenza delle giovani generazioni dopo l’ennesimo governo a cui è stata staccata la spina. I moderatori della pagina hanno chiesto di scrivere su un foglio cosa volessero i ragazzi e le ragazze d’Italia a meno di due mesi dal voto del 25 settembre. Cosa vogliono i giovani? Ma soprattutto cosa serve loro per diminuire questa guerra generazionale che sta covando sempre più sotto le braci di continui fallimenti della politica?

Risponde la presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani, intervistata da CorriereUniv

Se i partiti vi dicessero “diteci cosa vi serve per migliorare la situazione dei giovani in Italia e noi lo faremo”, quali obiettivi cerchereste di portare a casa?

“Quello che chiediamo da tempo alle Istituzioni: sostenere, concretamente, l’emancipazione giovanile. Dalle misure per l’infanzia, al processo educativo e di acquisizione delle nuove competenze, all’accesso al mercato del lavoro, in particolare per il raggiungimento della riduzione del numero di NEET e lo sviluppo di una strategia per l’occupazione giovanile fino alla questione abitativa, attualmente uno degli ostacoli maggiori per il raggiungimento della piena autonomia e fattore di forte divario generazionale.

Come Cng, infatti, chiediamo da tempo di affrontare in maniera organica e strutturale la questione generazionale, per avere una visione di insieme che permetta di adottare strategie di lungo periodo. La crisi attuale ci insegna che le scelte politiche devono tornare ad essere lungimiranti, finalizzate a progettare il futuro piuttosto che a subirne l’impatto. È la ragione per cui abbiamo bisogno di interventi mirati a ridurre la disuguaglianza intergenerazionale, a garantire l’accesso alle opportunità da parte dei giovani e delle giovani con meno di 35 anni e un’istruzione e formazione adeguata ed equa che garantisca il funzionamento dell’ascensore sociale e la mobilità tra generazioni, che risulta ancora paralizzata soprattutto nel Sud Italia.”

Qual è la vostra idea in merito alla proposta del Pd su una dote di 10mila euro per i diciottenni?

“Come dicevo, il raggiungimento della piena autonomia è un fattore di forte divario generazionale. L’instabilità e la precarietà lavorativa comportano la mancanza di autonomia economica e abitativa, oltre all’impossibilità di creare serenamente una propria famiglia, rimandando il passaggio alla genitorialità, a condizioni più solide e tardando, inoltre, l’uscita dai nuclei familiari di provenienza.

A tal proposito, sappiamo bene che solo il 30% dei giovani riesce ad ottenere un prestito senza l’intervento di un garante, che quasi sempre è un genitore. Difatti, ad oggi la questione abitativa è uno degli ostacoli maggiori per il raggiungimento della piena autonomia delle giovani generazioni e un fattore di forte divario generazionale. In questo senso, il Fondo Acquisto Prima Casa rappresenta sicuramente uno strumento importante per invertire questa tendenza, anche se la flessibilità contrattuale in ambito lavorativo, unitamente alla riduzione del reddito e alla precarizzazione dei diritti per le fasce d’età più giovani, continua a creare sempre più difficoltà per le giovani generazioni ad accedere al credito per la prima casa.

Per questo apprezzo la proposta di introdurre per la generazione più in crisi un aiuto concreto per gli studi, per il lavoro, la casa. Un investimento sul diritto al futuro di 280.000 ragazze e ragazzi ogni anno sarebbe un passo concreto e davvero importante nella direzione di una sempre maggiore equità intergenerazionale. Le nuove generazioni, infatti, devono necessariamente disporre di tutti gli strumenti adeguati a fronteggiare l’importante debito che il nostro Paese dovrà ripagare nei prossimi anni anche in una prospettiva di una maggiore solidarietà sociale.”

Sul lavoro i partiti puntano soprattutto sulla defiscalizzazione del primo anno di contratto, tale proposta non ha mai risolto il problema della precarietà delle giovani generazioni, è davvero l’unica soluzione?

“Sicuramente gli sgravi fiscali sono una delle tante misure che possono essere adottate per favorire e agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Mercato del lavoro che, però, sta cambiando e richiede nuove e diverse competenze che vanno, talvolta, oltre quelle acquisiamo a scuola o all’Università.

Per questo occorre investire in conoscenza e in formazione, incrementando la nostra capacità di affrontare le nuove sfide che la società ci pone dinanzi e, allo stesso tempo, orientare i i vari livelli di istruzione verso i nuovi sistemi di sviluppo e di lavoro. Interventi legislativi volti al riconoscimento delle competenze non formali, alla riforma degli ITS e dei tirocini sono passi importanti che rispondono ad esigenze attuali dei nuovi modelli economici e sociali e al riconoscimento di diritti imprescindibili per le giovani generazioni. Servono, tuttavia, misure più organiche e strutturali con la stessa strategia comune e di lungo periodo per incidere, concretamente, sul miglioramento delle opportunità lavorative oltreché di permanenza nel mercato del lavoro.”

Quali sono secondo voi gli investimenti che si dovrebbero fare per i giovani ma che credete le forze politiche in campo difficilmente faranno?

“In questi anni e mesi difficili per le giovani generazioni, abbiamo condotto diverse analisi per conoscere dettagliatamente la condizione degli under-35 in Italia contribuendo ad introdurre nel nostro Paese uno studio sulla valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sulla vita dei giovani, soprattutto rispetto agli interventi previsti dal PNRR. Sulla base di questi studi, abbiamo avanzato proposte concrete, e spesso ambiziose.

In ambito formativo è necessario innanzitutto continuare a promuovere un welfare studentesco per il sistema scolastico attraverso un maggiore coordinamento a livello nazionale degli strumenti riguardanti il diritto allo studio. Inoltre, è fondamentale favorire lo sviluppo di percorsi efficienti di alternanza scuola-lavoro basati su competenze che corrispondono ai comparti d’impiego locale sostenuti dalle Strategie di Specializzazione Intelligente.  È, altresì, prioritaria la necessità di una riorganizzazione dell’offerta formativa, anche mediante l’istituzione di semestri professionalizzanti o tramite il coinvolgimento sinergico di enti pubblici e privati e un riconoscimento legislativo delle competenze acquisite attraverso l’educazione non formale e informale.

Le vulnerabilità dei giovani, che si frappongono al raggiungimento della loro indipendenza, derivano infatti da una serie di fattori complessi che si sommano nel tempo. Fattori oltre l’età, che influenzano le loro fragilità e i loro bisogni, come la regione in cui vivono e il loro genere, così come le condizioni di salute, il background socio- economico. I giovani affrontano ogni giorno il rischio di una maggiore disoccupazione, e – quando trovano lavoro – di posti di scarsa qualità. Questo si traduce nell’esclusione sociale di un’intera generazione. Questo sentimento prende una forma nitida se si analizzano, ad esempio, i dati sulla fiducia dei giovani nel governo e nelle istituzioni pubbliche. In coda alla classifica OCSE, dopo il Cile e la Polonia c’è l’Italia, in quanto meno di tre su dieci giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni hanno fiducia nelle istituzioni. Per questo, se parliamo di inserimento nel mondo del lavoro, non possiamo inoltre non pretendere di creare un sistema di servizi per l’impiego funzionali, innalzando i livelli di competenze degli operatori e assumendo figure specialistiche, in particolare orientatori, psicologi, giuristi e consulenti per il lavoro, ancor più se pensiamo alla necessità di informare i giovani sui loro diritti e guidarli verso il riconoscimento delle competenze personali acquisite.

Inoltre, è cruciale la necessità di affrontare il problema del calo del reddito dei giovani attraverso uno strumento di medio-lungo termine, volto a fornire un sostegno economico che permetta di investire sulla propria realizzazione personale, per acquisire beni, servizi o sgravi fiscali sull’apprendimento, per sviluppare la ricerca nelle aziende, per finanziare la formazione continua, per l’attività imprenditoriale, e ancora, per l’alloggio o per i servizi di supporto alle giovani famiglie. Uno strumento come un Reddito di opportunità che conduca i giovani verso una vita autonoma ed economicamente indipendente.

In ultimo, sarà assolutamente necessario potenziare le forme di sostegno per l’autoimpiego e l’imprenditoria giovanile, favorendo la capacità di sviluppare iniziative e imprese attraverso l’implementazione di un Fondo di garanzia per i più giovani, finalizzato all’avvio di attività di impresa per giovani imprenditori Under 35, con una particolare attenzione all’imprenditoria femminile.”

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L’appello del CNG: garantire il voto per i fuorisede

“Ci sono ancora i tempi per trovare una soluzione prima del voto del 25 settembre che consenta ai nostri ragazzi fuorisededi esprimere la propria preferenza politica”. Questo l’appello di Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio nazionale dei giovani.

“In tutto il mondo diversi Paesi, tra cui Stati Uniti – continua la presidente Pisani – Francia e Germania hanno adottato valide alternative per facilitare la partecipazione elettorale; è il caso, ad esempio, del voto per corrispondenza garantito ad un’ampia categoria di elettori che non possono esprimere il proprio voto nel comune di residenza. L’Italia, di contro, è il Paese con il minor numero di modalità alternative per votare, a svantaggio soprattutto di studenti e lavoratori fuorisede. Una difficoltà, questa, tra le principali cause dell’astensionismo involontario che porta troppi ragazzi e ragazze a non partecipare al voto per motivi indipendenti dalle proprie scelte.”

Secondo il Consiglio nazionale dei giovani, “per quanto la crisi di governo fosse per tutti inaspettata, è in ogni caso inaccettabile che si sia arrivati, ancora una volta, alla vigilia delle elezioni politiche senza aver introdotto norme chiare a tutela dell’esercizio del voto per circa cinque milioni di fuorisede. È una situazione paradossale se consideriamo che è, invece, garantito da tempo il voto degli italiani all’estero per corrispondenza.”

Tanto più che “in Parlamento sono ferme ben sei proposte di legge e, nonostante la bassa affluenza ai referendum sulla giustizia o alle elezioni comunali dello scorso 12 giugno, ancora nulla è stato fatto per tutti coloro che, incontrando ostacoli economici e logistici, soprattutto di studio o lavorativi, rischiano di non poter esercitare un diritto fondamentale. Il diritto di voto è, infatti, uno strumento di esercizio di libertà individuale e una delle massime forme d’espressione democratica”.

“Riteniamo, – conclude la presidente Pisani – tuttavia, ci siano ancora i tempi per individuare una soluzione prima del 25 settembre che consenta ai nostri ragazzi di dare voce alle loro idee. Non sono più sufficienti slogan da campagna elettorale per individuare soluzioni presenti. È necessario scongiurare il rischio di escludere ancora una volta più del dieci per cento dei cittadini elettori.”

 

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Maria Cristina Pisani invita la politica ad ascoltare i giovani

“I giovani non si interessano alla politica, non andranno a votare”: torna in questi giorni una frase completamente vuota.

È vero, se osserviamo le stime OSCE, meno di tre giovani su dieci in Italia hanno fiducia nelle Istituzioni. La motivazione principale? Secondo i dati dell’indagine sulle famiglie realizzata dall’Istat e analizzata dal Consiglio Nazionale Giovani nel Rapporto “Disuguaglianza intergenerazionale e accesso alle opportunità” (2022), ciò è dovuto principalmente alla mancanza di interesse nei confronti della politica, particolarmente marcata fra i giovanissimi.

Interroghiamoci allora sul ruolo della politica. Da decenni viviamo una fase storica di transizione per quel che riguarda il rapporto tra i giovani e il governo della res publica, strettamente legata alla mancanza di fiducia nella attività politica come capacità di risoluzione dei problemi sociali.

Perché, tuttavia, di questa disaffezione soffrono soprattutto le giovani generazioni? In un tempo sempre più incerto e in continua trasformazione, la politica come strumento di gestione del futuro viene messa in discussione, non è più riconosciuta come luogo di cambiamento e ciò lascia spazio ad altri attori, spezzando così il legame con i giovani.

Parlare di questo solo come una scommessa sul futuro è riduttivo, investire sui giovani non può e non deve essere solo l’idea di consentirgli un traguardo. Quella di oggi è una partita che si fonda sul presente, una pietra miliare per la ricostruzione di un Paese che è già in forte sofferenza, anche di risorse.

E la richiesta di politica, soprattutto tra le nuove generazioni che sono quelle in grado di pensare il cambiamento – in totale sintonia con la propria epoca – è ancora molto forte. È evidente, allora, quanto sia necessario che i sistemi politici si dotino di una struttura solida per gestire le sfide del futuro e rispondere a questo bisogno di politica dei giovani, affondando lì le proprie radici. Solo così tornerà saldo il rapporto tra mondo giovanile e politica: quando quest’ultima tornerà ad avere senso per le sfide di oggi e tornerà a essere il luogo dove guardare al futuro.

Il primo passo per ricucire questa frattura è credere nella partecipazione come diritto, che possiamo definire tale solo se di tutti. Eppure, il primo livello di partecipazione alla vita democratica di un Paese, il diritto di voto, verrà negato a tantissime ragazze e ragazzi fuori sede che non potranno – per svariati e comprensibili motivi – tornare a casa e votare. Ecco, dunque, che prima di legare l’astensionismo dei giovani alla disaffezione nei confronti della politica e delle istituzioni, dovremmo considerare, invece, la disaffezione della politica nei confronti dei giovani.

Le nuove generazioni, infatti, continuano a essere le grandi escluse dalle campagne elettorali e questo anche perché la popolazione giovanile è in netta minoranza rispetto all’elettorato più anziano che si considera quello più propenso al voto, oltreché con un potere economico maggiore, incidendo con ciò sia sulla scelta dei temi da trattare sia sul contenuto dei programmi.

Ma a noi non basta sentire che i giovani sono il futuro o – come suggeriscono i nuovi slogan della fast politics – il presente. Vogliamo che la politica abbandoni questo approccio giovanilistico, vuoto e indirizzato unitamente all’appuntamento elettorale.

“I giovani sono dentro i sondaggi catalogati in percentuali. I giovani stanno bene, i giovani stanno male. I giovani quali? Quelli più belli? Oppure i giovani quelli brutti? I ricchi, i poveri, i giovani cosa? I giovani che? I giovani tutti!” così cantava Jovanotti nel ‘94. L’errore è proprio considerare i giovani una categoria con le stesse esigenze, le stesse richieste, a cui poter dare una sola risposta, senza riuscire a leggere tutte le differenti domande. Noi giovani non siamo una categoria a sé, né tantomeno siamo tutti uguali! Ed è ora che la politica torni ad occuparsi delle nuove generazioni, che chiedono risposte concrete e la certezza di poter realizzare i propri progetti, una visione chiara e strategica di un modello di politiche nel quale credere ed identificarsi, recuperando spazi di partecipazione e confronto, che per le nuove generazioni significa non solo prender parte a un processo di apprendimento dove sviluppare nuove conoscenze e competenze, ma soprattutto essere protagonisti nell’elaborazione delle politiche pubbliche in grado di informare il decisore politico sulle esigenze della propria generazione e contribuire, con un rinnovato apporto di idee, al miglioramento del nostro sistema politico e del Paese.

Uscire di casa, oggi, dopo i 34 anni sposta tutto più in avanti, la convivenza, il matrimonio (eventualmente) e la nascita di figli. Non ci siamo però ancora posti il problema che siamo l’ultimo Paese d’Europa per nascite, non facciamo figli, non ci accorgiamo che i giovani stanno sperimentando sulla propria pelle le difficoltà del mercato del lavoro e del precariato, che vedono tagliarsi posizioni, penalizzare retribuzioni e diminuire stabilità. Una stabilità in cui gli abbiamo insegnato a credere e che adesso esigiamo che sia per loro una eventualità.

Abbiamo, allora, bisogno di una strategia, di ascoltare e di capire quali sono le reali esigenze di chi nel futuro farà la differenza. La Brexit ne è stato un incredibile esempio, perché ha mostrato quanto i giovani siano spesso vittime della propria inferiorità numerica. Dovremmo allora iniziare a ragionare in maniera ampia, estesa, capillare. La felicità sembra probabilmente un’utopia molto banale da raccontare, eppure è in questo Paese, l’unica via che abbiamo a disposizione.

Proprio in questo clima di insofferenza sociale, accentuato anche dalla grave situazione nazionale e internazionale in cui ci ritroviamo, negli ultimi giorni, e in vista delle prossime elezioni, moltissimi giovani hanno condiviso richieste e idee da indirizzare a tutta la classe politica. Istanze che il Consiglio Nazionale dei Giovani accoglie da tempo, indagando le condizioni di vita degli under 35 e avanzando proposte elaborate insieme ad una rete di associazioni giovanili che si fa portatrice dei differenti bisogni di un’intera generazione.

Per questo motivo sappiamo che è necessario, innanzitutto, riorganizzare l’offerta formativa per affrontare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, guardando alle nuove professioni anche tramite il coinvolgimento di enti privati e in sinergia con le imprese locali, riconoscendo inoltre le competenze acquisite attraverso l’educazione non formale e informale. Sappiamo, altresì, che sarà cruciale migliorare i sistemi di servizi per l’impiego e guidare i giovani verso il riconoscimento delle proprie competenze e mettere in campo strumenti, anche finanziari, che sostengano l’autoimpiego e l’imprenditoria giovanile e che conducano le nuove generazioni verso una vita autonoma ed economicamente indipendente.

I giovani sanno da tempo cosa domandare. Ora, la politica e le istituzioni hanno un’occasione unica: quella di tornare a essere il luogo del cambiamento e dell’amministrazione del futuro, fornendo risposte alle nuove generazioni, coinvolgendole nelle scelte decisionali e restituendo la giusta centralità alle politiche giovanili perché, come ci ha ricordato il presidente Mattarella, “la democrazia è una conquista di popolo che va rigenerata ogni giorno coinvolgendo i giovani”

Maria Cristina Pisani

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apertura procedura elettorale

Elezioni, cinque milioni di fuorisede vanno verso l’astensione forzata

Come già accaduto, anche per le prossime elezioni gli elettori che per studio o per lavoro non vivono nel comune di residenza dovranno tornare a casa per votare. La previsione è che in molti rinunceranno, ma a quasi tutti i partiti sembra non interessare.

Il 25 settembre ogni voto è fondamentale, ma secondo le stime 5 milioni di potenziali elettori rischiano di finire involontariamente nel calderone degli astenuti perché fuorisede.

Per votare dovranno rientrare nel comune in cui sono iscritti alle liste elettorali. Moltissimi di loro, però, rinunceranno per difficoltà logistiche ma anche economiche. Gli obblighi di studio e lavoro, infatti, rendono difficili se non impossibili gli spostamenti, soprattutto se lontani.

La data è particolarmente infausta per gli studenti, perché fine settembre è il momento della sessione d’esami straordinaria e delle lauree. Inoltre i fuorisede possono accedere solo ad agevolazioni parziali sui prezzi dei mezzi di trasporto pubblico, solo sulle compagnie aeree di bandiera e su Trenitalia, con riduzioni del 70 per cento del biglietto sui Frecciarossa e del 60 per cento sui treni regionali. Non solo, queste elezioni politiche sono le prime in cui si vota in un solo giorno – domenica 25 settembre – invece che in due. E anche questo sfavorisce la possibilità di tornare a casa per chi deve sostenere un lungo viaggio di andata e ritorno per votare.

Il risultato è che nella massa dei non votanti andranno considerati anche questi astenuti “involontari”, in prevalenza giovani, che non potranno esercitare un proprio diritto per cause di forza maggiore, situazione aggravata da un paradosso: gli studenti e i lavoratori italiani all’estero potranno partecipare alle elezioni grazie al sistema del voto a distanza.

Il problema è annoso e se ne discute a ogni tornata elettorale. La soluzione sarebbe a portata di mano con il meccanismo già sperimentato del voto a distanza anche dentro i confini nazionali, che è previsto in tutti i paesi europei tranne appunto l’Italia, Malta e Cipro.

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CNG all'interno dell'iniziativa governo aperto ogp

Politiche giovanili, approvata in IX Commissione la proposta di legge regionale

L’iter della proposta di legge n. 176 del 2019 in materia di “Disposizioni per le politiche giovanili” è stato aggiornato: il testo è stato approvato dalla IX Commissione, presieduta dall’Avv. Eleonora Mattia, e trasmesso alla Commissione bilancio che dovrà definire la norma finanziaria con proprio parere. Una volta terminato questo passaggio, la P.L. tornerà in IX Commissione per la trasmissione all’aula.

Questo risultato è frutto di un grande lavoro di squadra di cui anche il CNG è stato parte attiva, tramite il ciclo di audizioni consultive e i preziosi contributi che forniti che hanno arricchito il testo base.

La Presidente della IX Commissione auspica tempistiche celeri per l’approvazione definitiva.

Consiglio Nazionale dei Giovani
Via Adige, 26 – 00198 Roma
Tel. +39 06 94523417