Categoria: Intervista

Quotidiano Nazionale – intervista alla Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani

Povertà educativa: quanto è diffusa in Italia?

La povertà educativa si traduce nella privazione delle competenze cognitive, ovvero quelle competenze fondamentali per uno sviluppo formale professionale, ma anche nel mancato sviluppo delle capacità “non-cognitive”, altrettanto fondamentali per il progresso e il benessere individuale e collettivo. In Italia, stando all’ultima indagine PISA dell’OCSE (2018), il 24,7% degli studenti di 15 anni non raggiunge il livello minimo di competenze per la matematica e il 19,5% non raggiunge i livelli minimi per la lettura. I ragazzi che non raggiungono le competenze minime si attestano nel range 28,7% al Nord, mentre al Sud è il 44,2% e il 41,9% nelle Isole, dimostrando ancora una netta spaccatura nel Paese. Una dispersione enorme di capitale umano.

Esiste una vera equità dell’istruzione? Se no, quali sono le cause della disparità?

Da uno studio svolto dall’OCSE nel 2018 emerge che l’ascensore sociale nell’ambito dell’istruzione in Italia è sostanzialmente fermo, tanto che il nostro Paese viene definito “immobile”. L’aumento della disparità di reddito delle famiglie è una delle cause principali della bassa crescita economica che alimenta le disuguaglianze di opportunità educative tra i giovani. L’accessibilità a risorse che consentono e ampliano le opportunità sociali, sportive e culturali, non solo hanno un valore intrinseco per il processo di crescita personale, ma producono vantaggi indiretti anche per l’apprendimento scolastico.

È vero che tra i Paesi europei il nostro è quello a maggior disuguaglianza? E Perché?

In Italia, il numero di generazioni necessarie affinché i figli di una famiglia a basso reddito raggiungano il reddito medio è poco al di sopra della media OCSE, pari a 5 generazioni. Il nostro è il Paese con la più alta disuguaglianza nella UE e la relazione che esiste tra istruzione e salario è chiara: le soglie di reddito sono proporzionali al livello di educazione. Il primo grande balzo è tra la scuola dell’obbligo e il diploma di scuola superiore (+17%), a seguire quello tra il diploma e la laurea magistrale (+40%) o il master di primo livello (+38%) e, infine, tra la laurea magistrale e il Master di II livello o Dottorato (+14%).

Come cambiare questo divario?

È necessario un approccio olistico alle politiche pubbliche, basato sulla costruzione di una solida infrastruttura di sostegno attorno a scuole, famiglie e comunità. Sono 5 le direttrici sulle quali investire per contrastare la povertà educativa: rompere l’immobilismo sociale nell’istruzione e nell’occupazione, ridurre il numero di NEET, coinvolgere le reti sociali e di supporto, monitorare la salute mentale e il benessere dei giovani e potenziare politiche di finanziamento scolastico, Traguardi che dobbiamo necessariamente e al più presto raggiungere per dare un futuro al nostro Paese.

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