Presidente CNG: Violenza contro le donne, occorre un cambiamento culturale

Editoriale della Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani.

“Sento su di me un forte senso di angoscia e di impotenza. Ancora una volta siamo costretti a leggere dalla cronaca nera di violenze continue contro giovanissime donne. Per chi come me prova, anche nella e con la propria vita, a sovvertire logiche, superare stereotipi, raccontare le disparità è l’ennesima sconfitta.

ll prossimo anno scolastico però inizierà con un rilevante cambiamento per gli istituti secondari di secondo grado. Il Ministro Valditara ha deciso di portare avanti la campagna nelle scuole “peer to peer” contro la violenza sulle donne, per il rispetto reciproco e la lotta contro stereotipi. È una iniziativa meritoria. C’è una forte resistenza culturale da cancellare in una società misogina e patriarcale come la nostra.

La violenza contro le donne non è infatti un fenomeno di natura episodica: è un problema strutturale. Lo raccontano le drammatiche cronache di questi giorni. Lo dicono i dati dell’Istat, secondo cui in Italia una donna su tre ne è stata vittima nel corso della vita, lo afferma chiaramente la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, che il nostro Parlamento ha ratificato all’unanimità nel 2013. E’ una manifestazione dei rapporti diseguali tra i sessi che hanno portato alla dominazione maschile sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti, ed è un ostacolo fondamentale al raggiungimento della piena uguaglianza. Sembrerà assurdo nel 2023 ma ancora è così. C’è una visione dei ruoli ancora distorta di cui anche io ho avuto prova nella mia vita restando spesso stupita da uomini anche adulti che pensano ancora che le donne siano figurine da sventolare o oggetti da possedere o da mostrare a cene, a colleghi e amici.

Da ciò discende l’impegno vasto e continuativo che ho sempre messo in campo per aiutare le donne, le ragazze a parlarne, a denunciare in una società che ti condanna a essere due volte vittima, non solo della violenza ma anche di chi ignobilmente ti convince o decide che spintonarti o afferrarti un polso non sia violenza ma la conseguenza di un tuo comportamento. E mi angoscia l’idea che altre donne possano pensare che denunciare sia inutile, che parlarne non aiuti. Uscire allo scoperto non è per nulla semplice, per tanti motivi facilmente immaginabili.

E’ in tutto questo contesto che si colloca il ruolo cruciale della prevenzione nel sistema educativo. Strillare soltanto in ‘galera buttando via la chiave’ non risolverà nulla se non educhiamo gli uomini al rispetto verso l’altro sesso. Anche perché, è basilare, l’odio genera soltanto odio. E in una società in cui il rispetto verso l’altro è diventato una virtù rara, i pericoli che corriamo sono tanti.

E’ per questo che ho sempre creduto che l’educazione degli uomini al rispetto possa contribuire alla prevenzione della violenza maschile contro le donne, è la ragione per cui credo essenziale il superamento di ruoli fissi e stereotipi di genere e una visione delle differenze come ricchezza e non come fondamento di una presunta gerarchia tra uomini e donne. È così che si può disinnescare all’origine la cultura di cui si nutre la violenza. Non si tratta di abolire le differenze tra donne e uomini, ma di combattere le diseguaglianze. Non c’è nulla di naturale in stereotipi che escludono le donne da incarichi apicali o da alcuni ambiti del mondo del lavoro, o che descrivono le ragazze come inadatte agli studi scientifici o come l’ombra di qualcuno o come piatti su cui servire pietanze. E’ tutto orribile. Eppure questi stereotipi ancora esistono e producono effetti reali.

L’intervento educativo può essere lo strumento più efficace per restituire alla nostra rappresentazione del mondo e dei generi profondità e complessità, uguaglianza e differenza, per promuovere relazioni basate sul rispetto tra le cittadine e i cittadini di domani.

Ascolto, dialogo, condivisione, consapevolezza: rispettare le differenze significa tutto questo, significa fortificare la democrazia, migliorare la qualità di ogni esperienza di vita, contribuire a far crescere condizioni di benessere per tutte e tutti, contrastare ogni comportamento aggressivo e violento, atteggiamenti che segnano la mente, il cuore e il corpo di troppe donne, ragazze a cui vorrei dire che non sono sole. Io, noi ci siamo.”

 

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