IL SOLE 24 ORE – Pnrr, nel 2023 vanno realizzati interventi per i giovani da 1,6 miliardi

Il 2023 è l’anno cruciale per la messa a terra degli interventi destinati ai giovani dal Pnrr: vanno realizzate misure per 1,6 miliardi – a fronte degli 1,2 miliardi spesi lo scorso anno – che corrispondono al 28% delle risorse programmate nell’arco temporale 2021-2026 per le nuove generazioni.

Ma già emergono i primi motivi di apprensione: è in ritardo il piano di estensione del tempo pieno e mense – nel primo trimestre è scaduta l’aggiudicazione degli appalti – mentre il governo ha acceso i fari sui rischi legati al completamento del piano asili nido e scuole materne (la prossima scadenza è fissata nel secondo trimestre dell’anno).

Questo è il quadro che emerge dal monitoraggio effettuato dal Consiglio nazionale dei giovani sullo stato d’attuazione nel 2023 del Pnrr che destina complessivamente il 4,98% dello stanziamento complessivo ai giovani, cioè 9,5 miliardi di euro.

In attesa che la Commissione Ue comunichi lo sblocco della terza rata da 19 miliardi legata agli obiettivi del secondo semestre 2022 del Pnrr, con lo sguardo rivolto al 2023 sono tre le milestone per i giovani: anzitutto con 960 milioni si finanzia il Piano di estensione del tempo pieno e mense, ma la scadenza del primo trimestre non è stata centrata, e l’aggiudicazione degli appalti è stata riprogrammata dallo scorso marzo al prossimo settembre.

Inoltre con 4,6 miliardi concessi dal Pnrr a fondo perduto si finanzia il Piano per 2.190 tra asili nido e scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia: va avviata entro il secondo trimestre l’aggiudicazione dei contratti per la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di asili nido, scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura della prima infanzia.

Questo obiettivo rientra tra i 27 da centrare entro il 30 giugno, e tra i target che sono stati annunciati oggetto di confronto con la Commissione Europea. «L’investimento ha un target conclusivo al quarto trimestre 2025, per il quale si auspica non vi siano slittamenti – evidenzia il Cng – con l’intenzione di creare 264.480 nuovi posti per servizi di educazione e cura per la prima infanzia, nella fascia 0-6 anni». L’obiettivo del piano non riguarda solo la costruzione, ma anche la riqualificazione degli spazi per adibirli ad asili nido e potenziare così il servizio educativo locale.

La milestone di giugno è sotto osservazione del ministro Raffaele Fitto, che ha la delega al Piano. Il governo è consapevole che non tutti gli enti locali riusciranno a centrare l’obiettivo concordato con la commissione Ue di aggiudicare tutti i lavori entro giugno. Tra le opzioni sul tavolo, in previsione del negoziato con Bruxelles c’è la richiesta di un rinvio del termine (probabilmente a fine settembre), o una riduzione del numero degli interventi.

Come terzo intervento del 2023, sono a disposizione 60 milioni per il servizio civile digitale: la scadenza è al II trimestre per l’approvazione del secondo bando per la raccolta dei progetti (l’approvazione del primo bando è avvenuta puntuale a giugno 2022).

Sempre quest’anno sono in scadenza nel quarto trimestre due investimenti per i giovani: con 650 milioni a fondo perduto si finanzia il servizio civile universale, con l’obiettivo di aumentare il numero di giovani tra i 18 e i 28 anni che accedono ad un percorso di apprendimento del Scu con l’obiettivo a dicembre 2023 di arrivare a 170 mila partecipanti complessivi nell’arco del triennio 2021-2023. È un target, che secondo il Cng non presenta particolari criticità, contando che le organizzazioni di servizio civile hanno potenziato recentemente la presentazione di programmi e progetti per un numero di posti compreso tra 60mila e 70mila.

Poi con 500 milioni a fondo perduto si sostiene l’assegnazione di borse di studio per l’accesso all’università per passare da 256mila ad almeno 300mila studenti, dunque ampliando il numero di studenti beneficiari attuali di circa 40mila e aumentando di 700 euro in media l’importo della borsa (arrivando ad un valore di circa 4mila euro per studente). Il 30% di queste risorse sarà destinato alle regioni del Mezzogiorno. Si offre l’opportunità di ridurre il divario tra la percentuale di studenti con una borsa di studio in Italia (pari al 12%) e la media Ue (circa il 25%).

«I giovani in Italia sono sempre di meno e soprattutto contano sempre di meno – commenta Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani- anche se studiano hanno difficoltà a trovare un lavoro che garantisca loro pienamente autonomia, non hanno fiducia nelle istituzioni, sono più soli, fragili dei loro genitori e vivono un malessere anche psicologico sempre maggiore. Non possiamo e non dobbiamo permetterci assolutamente di farci scappare alcuna scadenza del Pnrr. Ancora di più quest’anno, un 2023 cruciale per la caduta a terra degli interventi pari al 28% di tutte le risorse indirizzate ai giovani programmate dal 2021 al 2026. Rispettare le tappe è una promessa intergenerazionale e un’enorme responsabilità, dato che gli investimenti per il rilancio della nostra economia ricadranno in gran parte sulle spalle della presente e futura generazione».

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