Il Messaggero: “Il sondaggio: per due italiani su tre servono più giovani nella politica”

LA RICERCA
ROMA – A tracciare la linea in prin­cipio fu Sanna Marin, la premier scelta nel 2019 per guidare la Fin­landia a soli 34 anni, la stessa età di Gabriel Attal nominato il 9 gennaio nuovo primo ministro francese.

Segni tangibili di una politica che altrove si rigenera senza paura di affidarsi alla linea verde. Una richiesta – secondo quanto rilevato da un sondaggio realizzato dal Consiglio Naziona­le dei Giovani e dall’istituto Piepoli – che però ora arriva anche dalla maggioranza degli italiani. Dall’indagine emerge infatti co­me il 65% dei nostri connazionali sarebbe favorevole ad una pre­senza più massiccia dei giovani all’interno delle istituzioni e del­ la politica italiana, con un dato che cresce fino al 72% tra coloro che hanno risposto nella fascia di età 35-54 e dell’81% tra i 18-34enni.
GLI OVER 54
L’opinione cambia radicalmente però tra gli over 54, ancora restii ad una contaminazione “verde” in Europa, parlamento, Regioni e comuni: uno su due ritiene infat­ti che per governare e ammini­strare serva più esperienza di quella che generalmente può vantare un giovane. Per la presi­dente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani, è la dimostrazione che tra i ragazzi «c’è grande volontà di partecipazione» malgrado alcuni parados­si tipicamente italiani che riguar­dano l’accesso alle istituzioni. «Insieme alla Grecia – sottolinea – siamo il Paese europeo coi mag­giori ostacoli. Si può infatti esse­re eletti sindaco a 18 anni di città come Roma, ci si può sposare, ar­ruolare o guidare un’automobile. Ma non si può essere deputati, se­natori o europarlamentari, né si possono decidere le regole della convivenza comune che riguar­dano le generazioni di oggi e so­prattutto di domani». Pisani con­viene con le parole di speranza ri­volte dal presidente della Repub­blica Sergio Mattarella alla Gene­razione Z, pochi giorni fa a Ver­celli: «Sono gli adulti a creare di­sorientamento nei giovani» con limitazioni che impediscono un loro totale coinvolgimento nella vita pubblica.
LO SQUILIBRIO
Non solo: da un altro dato del CNG emerge come l’Italia sia il Paese europeo col più alto tasso giovanile per partecipazione alle attività di volontariato, sociali e politiche. Un risultato che colpi­sce visto il progressivo invecchia­mento della popolazione italiana (48 anni di media, la più alta nell’Ue), la scarsa presenza dei giovani all’interno delle istituzio­ni e le varie innovazioni legislati­ve portate avanti negli ultimi an­ni su spinta dei movimenti giova­nili. «L’approvazione in Costitu­zione della tutela ambientale – ri­corda Pisani – fu dettata da varie battaglie giovanili fuori dalle isti­tuzioni e condotte in parlamen­to. Sorprende piuttosto il dato di quegli over 54» che ancora non sentono l’esigenza di un maggio­re coinvolgimento giovanile. Se da un lato infatti i ragazzi devono fare i conti con le barriere norma­tive, dall’altro c’è pure la narrazione che associa spesso la gio­ventù all’inesperienza.
UN DOPPIO CAMBIAMENTO
Per Pisani serve dunque «un du­plice cambiamento, culturale e di programma», uno che scardi­ni l’associazione tra l’essere gio­vani e l’essere inadatti a prende­re decisioni importanti per tutti, e l’altro che elimini le barriere normative. Nel resto dell’Ue gli esempi virtuosi non mancano. In Austria ad esempio – dove Sebastian Kurz fu nominato ministro degli Esteri a soli 27 anni e can­celliere nel 2020 a 31 – il sistema di accesso alle istituzioni è molto più ampio e ci si reca al voto già a 16 anni. Anche per queste ragioni il parlamento italiano oggi ha un’età media di 51,2 anni, con ap­pena 65 parlamentari under 40 (10,83%) e solo tre deputati under 30 (0,75%). Non va meglio nei Co­muni, solo il 3,7% dei sindaci ita­liani ha infatti meno di 35 anni e nessuno di loro guida un capo­luogo. Dati che secondo Pisani «dovrebbero destare preoccupa­zione, proprio per quel dato sulla partecipazione alla vita associati­va che vede i ragazzi italiani pri­mi in Europa. La nomina di Attal è una novità significativa per i giovani di tutta Europa».

 

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